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Cosa visitare all'Elba - Storia

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Di seguito una piccola selezione di cosa è consigliabile visitare durante le gite scolastiche e viaggi d'istruzione relativamente alla storia dell'Isola d'Elba.

Musei e testimonianze storiche all'Isola d'Elba

Museo Archeologico della Linguella - Portoferraio

In prossimità della Rada di Portoferraio, è collocato il Museo Archeologico della Linguella. Il suo nome “Linguella” deriva dal fatto che il museo si trova appunto in una piccola “lingua di terra” al termine della Darsena. Nell’antichità, l’edificio che ospita oggi il museo, faceva parte degli antichi magazzini del sale della Fortezza medicea della Linguella. Nelle vicinanze si trovano anche i resti di una villa romana e si possono osservare le fortificazioni rinascimentali, volute da Cosimo de Medici e ideate dall’architetto Giovanni Battista Bellocci tra il 1548 e il 1549. Il Museo inaugurato nel 1985, e divenuto un museo a tutti gli effetti nel 1988, è stato completamente restaurato ed è oggi suddiviso in tre sale.  La prima dedicata alla navigazione contiene anfore fenicio-puniche ed etrusche. Oltre a queste si possono ammirare numerosi vasi di diverso utilizzo come quello per la cottura dei cibi o semplici contenitori di alimenti e utensili e servizi per i pasti, come i piatti di produzione ceretanea o servizi di ceramica etrusca, oltre a resti di antichi corredi funebri e la famosa l’Ara di Attiano rinvenuta nella zona di Seccheto. Al piano superiore invece è presente una sala in cui sono riportati diversi materiali provenenti dalla zona di Portoferraio e a seguire reperti ritrovati nelle navi da trasporto di Chiessi, il relitto di Procchio, Montecristo e S. Andrea. Al termine del percorso vi sono pezzi che un tempo erano parte della Collezione Foresi e dell’ex Museo dei Mellini.

 

Villa Napoleonica dei mulini - Portoferraio

Anticamente la palazzina dei Mulini era stata costruita come pretorio e poi adibita a sede dell’ Artiglieria e del Genio Militare, per poi giungere all’ arrivo di Napoleone Bonaparte sull’Isola. A quell’epoca, i mulini, dal quale la palazzina prende il suo nome, non erano più presenti. Essi furono infatti abbattuti su ordine di Gian Gastone de’Medici e l’edificio fu destinato agli alloggi per i comandanti e una parte come carcere. Dopo aver soggiornato per un breve periodo nella ex biscotteria, Napoelone decise si stabilire la sua dimora, nella parte più alta della città, tra il Forte Stella e il Forte Falcone, costruendo una casa su due piani. La palazzina inizialmente formata da una parte centrale e due parti laterali, fu riadattata alle esigenze di Napoleone, dall’architetto Bargigli, che rialzò il corpo centrale per ottenere un salone delle feste, degno dell’Imperatore, con le finestre che davano sul giardino. Bargigli aveva poi come scopo quello di creare un ambiente al piano terra per lo stesso Napoleone e uno al piano superiore, che doveva essere destinato a Maria Luisa e al figlio, ma che in realtà, fu abitato dalla sola Paolina. L’edificio una volta terminato, era costituito da due piani, comunicanti tra loro tramite scale interne e disponeva di un bellissimo giardino, mentre davanti all’ingresso principale, si trovava un piazzale.I due piani della Villa dei Mulini, comprendevano un salone, una biblioteca, la stanza da letto dell’Imperatore,il salone delle feste, uno studio e la stanza dei valletti. La camera da letto dell’Imperatore è arredata, con mobili di lavorazione lombarda, risalenti ai primi dell’ 800. Si possono poi ammirare un vaso parigino in porcellana e una raffigurazione della madre di Napoleone di Andrea Gasperini. I mobili fatti trasportare da Napoleone Bonaparte all’Elba, sono scomparsi, ma si ritiene che il letto, intarsiato con motivi in oro, fosse quello dell’Imperatore. La biblioteca, è composta da circa 200 volumi, alcuni dei quali provenienti dal castello di Fontaineblau e altre opere come quelle del Genio Militare. In origine distaccato dalla struttura vi era un teatro, collegato alla villa tramite un parte costruita dai Lorena. All’interno della palazzina si possono ammirare anche le chiavi di Portoferraio, un busto dell’imperatore e la bandiera con le tre api.

 

Villa Napoleonica di San Martino - Portoferraio

Napoleone Bonaparte, non poteva certo rinunciare ad una residenze estiva e trovò il suo luogo ideale, nell’incantevole località di San Martino, immersa nella tranquillità e nel verde, a poca distanza da Portoferraio. Napoleone affidò la costruzione della sua nuova villa, ancora all’architetto Bargigli, che partì da una vecchia tenuta agricola, acquistata da un ufficiale elbano e trasformata in un imponente villa con l’aiuto di Genio Roul e Leopoldo Lombardi. Al primo piano della Villa dei Mulini si trovavano la sala egizia con affreschi di Antonio Revelli, che raffigurano i segni zodiacali e la sala da pranzo chiamata anche stanza del nodo d’amore, per le sue decorazioni, ovvero due colombi che stringono un nastro e volano lontano l’uno dall’altro simboleggiando la divisione tra Napoleone e Maria Luisa. Sempre al primo piano troviamo le stanze di Napoleone e il bagno di Paolina con un elegante vasca di marmo. Anatolio Demidoff, principe russo, fu il successivo proprietario della villa, poiché sposato con la nipote dell’Imperatore, Matilde Bonaparte. Demidoff creò un museo ricco d'oggetti riguardanti l’imperatore e la sua famiglia, ma purtroppo una parte andò persa nel tempo, a causa del nipote. Il museo Demidoff, fu inglobato in una struttura in stile neoclassico, simile ad un tempio greco, creata da Niccolò Matas, che progettò anche una lunga galleria chiusa alle estremità, dove fu posta la statua di Galatea, ispirata a Paolina Bonaparte e si pensa sia stata scolpita dal Canova. Il soffitto invece è a cassettoni di colore azzurro e decorata con rose, mentre nell’atrio le decorazioni riprendono il simbolo dell’Imperatore con le api e la Legion d’oro.

 

Fortezze Medicee - Portoferraio

Cosimo De Medici, desideroso di espandere i sui domini sulla signoria di Piombino e di costruire la sua città fortificata Cosmopolis, riuscì ad ottenere il consenso da Carlo V di Spagna, cogliendo l’occasione, quando questi chiese un prestito a Firenze. Fu così che nel 1548, Cosimo De Medici diede l’avvio ai lavori della città e alle sue fortificazioni, per proteggere i suoi commerci sul Tirreno e contrastare gli attacchi dal mare. L’incarico di realizzare i progetti fu affidato a Giovanbattista Bellucci, Pirro Colonna, Otto di Montanguto e Giovanni Camerini. Le fortezze medicee erano costituite da due zone difensive: La Linguella e il Fronte d'Attacco, collegate tra loro tramite dei bastioni al Forte Falcone e il Forte Stella situati sui colli più alti della città, in modo da avere una visuale completa sia sulla città che sul mare. Grazie ai lavori commissionati da Cosimo de Medici, le fortezze circondavano il centro storico e  Portoferraio diveniva una vera e propria cittadella fortificata. Con i successivi lavori di escavazione di un fossato a ovest della città (coperto negli anni '20 del secolo scorso) tra la spiaggia delle Ghiaie e l'attuale porto commerciale, Portoferraio diventò un'isola-fortezza inespugnabile.

 

Villa romana delle Grotte - Portoferraio

La Villa romana delle Grotte si trova sopra un promontorio, che prende il suo nome dalla villa, Si tratta di una struttura che risale al I a.C. su un terreno ampliato ad opera di terrazzamenti. Essa venne costruita tramite un sistema a blocchi sopra un podium e con l’ opus reticulatum (opera reticolata), una tecnica costruttiva tipica dei romani. Sfortunatamente essa venne abbandonata verso la fine del I secolo d.C. e si suppone fosse un abbandono organizzato, infatti nella villa non sono stati reperti oggetti di gran valore, che potrebbero essere stati portati via durante il trasloco. Grazie ai resti della villa si è comunque riusciti ad avere un’idea sulla struttura dell’edificio. Nella parte centrale della villa, vi era un giardino con peristilio, un porticato tra il giardino e la casa e una grande vasca al centro, circondata da alcuni ambienti residenziali, con alberi come i platani,cipressi e fiori di campo come la margherita, la viola o la pervinca.
Un secondo giardino aveva una forma rettangolare e consentiva agli abitanti della casa di rilassarsi tra viali che si inoltravano tra piante ad alto fusto, mentre un terzo giardino era dotata di un piccolo laghetto con ninfee, dove giungeva l’acqua della vasca con peristilio.
L’acqua giungeva da una cisterna posta ad un livello superiore e probabilmente alimentata da una serie di tubi, che traevano acqua dal Monte Orello.Su un lato della villa, si estenda una scalinata a tre rampe, con volte a botte che consentiva l’accesso al piano residenziale e formava un secondo ingresso oltre al piccolo molo in granito, per chi giungeva dal mare. All’interno il quartiere residenziale, collocato al piano superiore, era ornato con affreschi o rivestito di marmi colorati, e i pavimenti erano decorati con mosaici e formelle di marmo o in granito, mentre il tetto era formato da travi in legno e tegole. Al piano inferiore dove vi erano alcuni ambienti, poco usati, che successivamente all’edificazione della villa furono adibiti per un certo tempo a piccolo centro termale, con una vasca per i bagni caldi e una per quelli freddi. Negli ambienti sottostanti vi era poi anche un’altra cisterna.

 

Museo Archeologico - Marciana

Il museo di Marciana è il primo museo archeologico, sorto nel 1968, sull’Isola d’Elba. Esso nacque per la necessità di trovare una sistemazione ai reperti storici, rinvenuti nelle varie zone dell’Isola d’Elba e fu così che il Comune di Marciana, realizzò il museo all’interno di una casa decorata con i preziosi ritrovamenti. Negli anni 90 il museo subì delle ristrutturazioni e fu ampliato con una sezione dedicata al territorio di Marciana, ed è costituito oggi da tre sale. La prima sala rappresenta il periodo preistorico, con ritrovamenti dell’età della Pietra e del Neolitico e utensili, scoperti negli insediamenti di Monte Giove e della Madonna del Monte, dai quali possiamo dedurre, che le popolazioni che vi abitavano, avessero un’economia pastorale e basata sull’agricoltura. Non è difficile ipotizzare che gruppi nomadi, giunsero all’Elba, al tempo delle glaciazioni, quando il continente e l’Elba erano congiunti. Accanto a questi possiamo osservare asce risalenti all’età del Ferro e corredi funebri del periodo etrusco.Il secondo settore, racchiude oggetti scoperti sul Monte Castello, come una testa, probabilmente una donna, in terracotta. Proseguendo troviamo una terza sala, che risalta il granito, rilevante risorsa, in particolare della zona occidentale dove ci vengono mostrate tecniche d’escavazione e i metodi di lavorazione del granito e una breve illustrazione sul commercio mercantile. Nella quarta sezione sono collocati reperti dei relitti come ceramiche, attrezzatura di bordo o vasellame in vetro, di una nave romana del 700 e il relitto di Procchio, entrambe disponevano a bordo di una gran varietà di merce, che testimoniano l’importanza dei commerci nel Mar Mediterraneo.

 

Fortezza Pisana – Marciana

Testimonianza del passaggio sull’Isola dei pisani, questa fortezza venne edificata nell’ XII secolo, situata in una zona, che consentiva una visuale completa sul paese di Marciana. Essa ricopriva il ruolo di rifugio per gli abitanti, in particolar modo durante le incursioni dei pirati che sovente si verificavano. Successivamente ai pisani, la fortezza passò sotto il controllo degli Appiani tra il 1450 e il 1457 e poi ai francesi. La fortezza presenta una pianta di forma quadrata e sui lati vi sono dei bastioni difensivi ed ha anche un piccolo giardino, sede oggi di alcuni spettacoli estivi e dove sono collocati tre dolii, enormi recipienti di terracotta.

 

Forte di San Giacomo – Porto Azzurro

Storia: il Forte di San Giacomo è un forte spagnolo, costruito nel 1603, per volontà del re Filippo III di Spagna, che ordinò al viceré di Napoli Alfonso Pimentel, di inviare nella baia di Mola navi con i materiali e gli addetti ai lavori per il forte. I lavori vennero seguiti da Don Garcia de Toledo che trasse ispirazione dalla cittadella d’Anversa. Nel corso del tempo il Forte assistette a diversi assedi, tra i primi quello del 1646 per mano dei francesi, preoccupati dell’importanza che stava acquisendo il Longone,che si concluse con la loro vittoria. Nel 1722 avvenne una ribellione di alcuni soldati, guidati da un ufficiale austriaco, che furono però scoperti e fermati in tempo. Con la divisione tra Napoli e Madrid nel 1759, Longone passò al regno borbonico. L’ultimo assedio del 1799, vide uno scontro tra francesi e gli occupanti del forte Longone che riuscirono in un primo momento a resistere, ma poi con  il trattato di Luneville l’Elba passò definitivamente in mano francese e il Forte San Giacomo fu costretto ad arrendersi. Seguirono momenti di tensione nel 1805, con un incendio avvenuto nel forte, che causò alcuni morti e feriti e ne 1814 con l’aggressione al comandante Gottman. Quando Napoleone giunse sull’Isola, si recò al forte e la situazione sembrò alleggerirsi, egli infatti decise di adibirla a terza residenza. Al termine del 700 la situazione politica e bellica cambiò e il Forte San Giacomo perse la sua importanza.
Descrizione: il Forte San Giacomo, denominato anche Forte Longone, si erge su promontorio ed è collegato alla città tramite alcune vie che congiungono il  centro del Paese e il Forte. Oggi sede del carcere, il Forte San Giacomo, è un’imponente costruzione, dalla forma pentagonale, con tre lati che si affacciano sul mare e uno verso l’entroterra. Questa fortificazione si compone al suo interno di una piazza interna, depositi per le munizioni, magazzini, un granaio,caserme dei soldati, le prigioni, sette corpi di guardia, un forno,  sette piccole cisterne (di modeste dimensioni), gli alloggi per gli ufficiale e l’edificio del governatore.Al suo interno è presente una chiese del settecento consacrata a San Giacomo. La sua costruzione coincide con il termine del lavori al forte e venne conclusa nel 1656, per subire alcuni interventi ed essere ricostruita nel 1720. La chiesa, purtroppo trovandosi all’interno del Forte non è visitabile ad eccezione di alcuni giorni particolari. Nella chiesa si trovano le lapidi di alcuni generali che hanno servito il Forte, oltre ad un quadro ad olio di Santa Barbara e un busto d’argento anch’esso raffigurante Santa Barbara, trasferito però nella chiesa del Carmine.

 

Da visitare con l'ausilio di guida ambientale trekking

E' molto frequente sull'isola la presenza di testimonianze storiche di vari periodi, visitabili unicamente con l'ausilio di guide ambientali trekking vista la loro dislocazione in località collinari o montane accessibili tramite sentieri, occasione comunque ghiotta per abbinare un'escursione con finalità storiche alla possibilità di godere della ricchezza del patrimonio ambientale dell'Isola d'Elba e conoscerne i segreti grazie all'apporto dell'esperienza delle nostre guide ambientali.

 

Le chiese Romaniche dell'Isola d'Elba

Le chiese elbane del periodo pisano erano più numerose di quelle di cui è rimasta traccia. Si possono visitare i resti di queste chiese accompagnati da una guida ambientale poiché la maggior parte di questi sono situati sulle alture, nei pressi di abitati agricoli abbandonati o in alcuni casi di paesi distrutti da incursioni piratesche e non più ricostruiti come nel caso di San Biagio, San Quirico e San Lorenzo. Ma andando in ordine sul versante occidentale troviamo San Frediano e San Bartolomeo e San Biagio, di esse restano solo basse mura perimetrali che evidenziano la forma rettangolare e l'abside; perduto l'uso originario, sono state utilizzate anche come recinti per le greggi (nel caso di San Bartolomeo resiste una parte di parete perimetrale). San Lorenzo presso Marciana, oggi a cielo aperto, fu in parte distrutta dai pirati turchi nel 1554; ha forma irregolare in pianta, con arco e architrave sul portale e l'imposta di un grande campanile a vela. San Giovanni Battista, presso Sant'Ilario in Campo, oggi è a cielo aperto, con pilastri agli angoli e campanile a vela in facciata. La presenza del numero tre nelle finestre, nell'abside che nelle pareti laterali, è un riferimento alla Santissima Trinità dei monaci cistercensi, costruttori della chiesa; l'edificio è stato utilizzato anche come romitorio fino alla metà dell'Ottocento. San Niccolò, già dei Santi Pietro e Paolo, presso San Piero in Campo, edificata sui resti di un tempio romano dedicato a Glauco, è stata modificata più volte arretrando la facciata, ed è stata anche fortificata nel Rinascimento rendendola similare ad un fortino. È l'unico esemplare di pieve a due navate, con due absidi circolari oggi trasformate in mura continue, e campanile a vela, naturalmente doppio. Sul versante orientale troviamo San Michele presso Capoliveri, di origine longobarda è fra le più antiche dell'isola; oggi in rovina, ne restano l'abside, decorata con archetti esterni, e parti di altre mura perimetrali; Santo Stefano alle Trane a Portoferraio con archi ciechi in facciata e mensole figurate all'imposta degli archi sulle porte e degli archetti dell'abside, è l'unica pieve romanica ancor oggi utilizzata come luogo di culto. San Quirico, presso Rio nell'Elba, anch’essa in rovina, sorge sul sito della città di Grassera, rasa al suolo definitivamente dai pirati turchi nel 1554; San Felo, derivato dal nome di San Felice, presso Rio Marina, e San Mennato o Bennato, presso Cavo.

 

Le strutture difensive medievali

Oltre alle chiese, sono numerosi anche i resti di strutture difensive che testimoniamo come l’isola, nella sua millenaria storia, fu sempre soggetta ad attacchi di nemici. Fra principali resti di queste strutture troviamo la Torre di San Giovanni, sul monte Perone, sopra l’abitato di San Piero, costruita su un massiccio granitico nel XII secolo dai Pisani a guardia delle acque del versante sud dell'Isola e del Tirreno Centrale. Il Castello del Volterraio che domina l’intero golfo di Portoferraio, costruito dai Pisani nel 1231 sulla base di una fortificazione di epoca romana a sua volta probabilmente costruita sulla base di una fortificazione Etrusca, rimasto sicuramente attivo fino ai primi del '800 quando fu gravemente danneggiato dagli elbani insorti contro gli invasori francesi che vi si rifugiarono. Il Castello del Giove sull’omonima altura sulla punta nord orientale dell’isola che domina il canale di Piombino con una curiosa storia che lo vede edificato nel 1459 e destinato ad ospitare gli abitanti di Grassera in caso di incursioni nemiche, assediato dai turchi nel 1553 in occasione della distruzione del comune di Grassera e della deportazione degli abitanti in Tunisia; diventato Spagnolo nel 1603 e assediato nuovamente dai Francesi nel 1646 fu distrutto dagli Spagnoli per rappresagli contro gli elbani che non erano intervenuti in loro difesa. Facilemente visitabile perché in centro al paese è invece la fortezza cittadina di Marciana sulla parte più alta del bel borgo medievale.

 

Le batterie della Seconda Guerra Mondiale

Durante la seconda guerra mondiale sull’isola d’Elba erano presenti diversi punti di avvistamento con postazioni fisse di artiglieria (9 postazioni) oltre a bunker (14 postazioni) generalmente dislocati vicino alle spiagge per bloccare sul nascere un eventuale sbarco dei nemici e stazioni semaforiche (2 istallazioni più le fortezze inserite nel sistema). L'Eba era infatti considerato obiettivo strategico in quanto sede di miniere di ferro e degli altiforni, strategici per la produzione di armamenti tanto che sull'isola erano presenti oltre 15.000 militari. Uno dei luoghi che meglio testimonia questi periodo è il promontorio dell’Enfola dove si trova ben conservata una delle batterie  costiere. Si possono distinguere la zona dell’alloggio ufficiali, la cabina di trasformazione dell’energia elettrica, la cisterna dell’acqua, la polveriera, la centrale di tiro e delle casematte. Altro luogo sede di batterie difensive della Regia Marina, particolarmente affascinante per collocazione, ambiente circostante e stato di conservazione delle istallazioni militari è Capo Poro, raggiungibile con una bellissima escursione ambientale partendo da Marina di Campo.